Resoconto dell’incontro tenutosi a Roma il 17 novembre presso la sede del CNR organizzato dalla Società Italiana di Patologia e di Allevamento degli Ovini e dei Caprini (SIPAOC) e i Rappresentanti di diverse Organizzazioni professionali del mondo degli allevatori (versione sintetica)
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L’incontro tenutosi a Roma il 17 novembre tra la Società Italiana di Patologia e di Allevamento degli Ovini e dei Caprini (SIPAOC) e i Rappresentanti di diverse Organizzazioni professionali del mondo allevatoriale, ha segnato l’apertura di un tavolo permanente di consultazione con lo scopo di affrontare insieme alcune delle problematiche che affliggono il settore per utilizzare le diverse professionalità presenti all’interno della SIPAOC e mettere a disposizione degli allevatori tutto il supporto scientifico necessario.
Tra i diversi argomenti di scottante attualità, il Consiglio Direttivo della Società aveva individuato il problema della Blue Tongue (BT) come una necessità prioritaria sulla quale era importante confrontarsi soprattutto per poter individuare, partendo dalla esperienza vissuta in molte Regioni ed evitando sterili ed inutili polemiche, indicazioni necessarie per un controllo efficace della malattia.
Nel corso della discussione sono emerse alcune considerazioni che ci pare utile sottolineare:
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il settore dell’allevamento ovino e caprino sta vivendo un momento di enorme difficoltà legato alla crisi di mercato, calo del prezzo del latte ovino, calamità, ecc. In questa situazione, già di per sé molto critica, la BT ha rappresentato un ulteriore aggravamento della situazione. La preoccupazione è notevole ed è indispensabile adottare tutte le misure necessarie per salvaguardare un comparto che ha avuto ed ha una notevole importanza per il Paese sia in termini di produzione che di tutela del territorio e salvaguardia dell’ambiente. L’allevamento ovino e caprino deve essere stimolato a crescere e non a diminuire.
- Tra il 2000 e il 2001 la BT ha interessato più di 13.000 allevamenti, la maggior parte dei quali in Sardegna e che ciò ha comportato una perdita complessiva, tra ovini e caprini morti ed abbattuti (oltre 1 milione di capi), di circa 50 milioni di euro.
Molti allevamenti, in seguito agli effetti collaterali legati alla somministrazione del vaccino vivo attenuato utilizzato nella profilassi obbligatoria, versano in una situazione di disagio decisamente grave anche in funzione del mancato indennizzo dei danni subiti.
Gli Allevatori non sono più disposti ad accettare passivamente misure di profilassi che non contengano sufficienti garanzie di innocuità e di efficacia dei prodotti utilizzati al fine di evitare i notevoli danni diretti ed indiretti legati alla profilassi..
- Devono essere riconquistati dialogo e fiducia tra allevatori, tecnici e mondo della ricerca e si deve evitare il rischio di un pericoloso scollamento fra il Servizio Veterinario Pubblico e il mondo dell’allevamento. La fiducia è stata persa nel corso degli anni a causa dell’emergenza BT che è stata affrontata spesso in modo disarticolato e con azioni contraddittorie ai vari livelli. Solo con un lavoro di proficua collaborazione si potrà arrivare ad una efficace lotta alle malattie ed in particolare alla BT. I pastori devono diventare attori protagonisti nella lotta alla malattia.
- Dopo 4 anni ci si dovrà abituare a considerare la BT non più come una emergenza continua, ma alla stregua di altre malattie infettive non contagiose che affliggono la zootecnia; la malattia infatti è ormai presente, in modo stabile, su gran parte del territorio nazionale e, nell’ultimo periodo, i danni registrati sono da ascriversi alla mancata movimentazione degli animali e agli effetti collaterali legati alla profilassi vaccinale piuttosto che all’infezione da virus selvaggio e quindi alla circolazione di virus vaccinali utilizzati nella profilassi.
- Deve essere posta particolare attenzione alla movimentazione degli animali per il controllo della circolazione dei sierotipi, e alla possibilità di utilizzare metodi di profilassi alternativi alla vaccinazione con vaccini vivi; nel caso di indisponibilità di altri presidi immunizzanti si potrebbe acconsentire alla vaccinazione solo in quelle realtà dove la nuova analisi del rischio portasse a considerare che i danni diretti, legati ad una possibile infezione naturale, fossero superiori al costo dell’intervento e ai danni diretti e indiretti provocati dalla somministrazione del vaccino attenuato.
- Una proposta di intervento alternativo non può prescindere da una puntuale analisi del rischio di infezione che possa prendere in considerazione e differenziare su scala nazionale “aree particolari”, cioè ambienti nei quali, per alcune caratteristiche intrinseche del territorio (altitudine, umidità, temperature medie, numero di animali sensibili, presenza del vettore ecc.), la profilassi sanitaria potrebbe essere “personalizzata”.
- È necessario stimolare i laboratori pubblici a fornire le risposte diagnostiche in tempi più rapidi, in modo che i Servizi Veterinari, che devono essere attivamente coinvolti nella sorveglianza, abbiano, costantemente, un quadro aggiornato della situazione e possano così prendere per tempo le opportune contromisure.
- È necessario incentivare e finanziare la ricerca sulla malattia in modo da poter ottenere in tempi brevi ulteriori conoscenze, che potranno contribuire allo sviluppo di una nuova generazione di vaccini più efficace, e, quantomeno, priva di effetti collaterali.
Crediamo che queste osservazioni, emerse nel corso della giornata, possano rappresentare un utile contributo per affrontare il problema BT con attenzione, competenza e serietà al fine di trovare le giuste soluzioni per salvaguardare non solo la sanità animale, ma anche la possibilità di vita del settore ovino e caprino nel nostro Paese.
x Il Consiglio Direttivo
Il Presidente |
Emilia Duranti |
Perugia, 26 febbraio 2005
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